IL RITORNO DI BENEDETTO XVI: Eccomi contro "il marcio nella chiesa". Simposio pubblico con i suoi allievi - di Simonetta Leopardi

Papa Benedetto XVI, in un simposio pubblico con i suoi allievi, ha rilanciato la tolleranza zero contro "la sporcizia" nella chiesa - come si espresse lui stesso nella Via Crucis del 2005.
E ciò è segno, che la lotta infuria più che mai e che Papa Ratzinger non ha mai smesso di lavorare sui punti qualificanti del suo pontificato, anche dopo che Bergoglio annunciò di essere stato scelto per sostituirlo nell'incarico diocesano, come "vescovo di Roma".
Difatti, Jorge Mario Bergoglio - che Benedetto XVI voleva come suo Segretario di Stato, come recentemente rivelato da "Il Giornale" - affermò da subito la sua continuità con il pontificato di Papa Ratzinger, riconfermando la linea della tolleranza zero contro i crimini commessi. Ed all'inizio del suo lavoro, si diede ampia risonanza alla notizia della sua visita a Benedetto XVI, durante la quale ricevette da lui la consegna della documentazione delle attività in corso.


NEL SIMPOSIO DI SETTEMBRE 2019, BENEDETTO XVI ha riunito, come ogni anno, i suoi allievi per due giorni di incontri, sullo schema degli ‘Schuelerkreis’ tradizionali, concludendo, per la prima volta, con una sessione pubblica e una dichiarazione finale.
Dagli studi è emersa la scioccante analisi dei fatti del nostro tempo: è in atto lo scontro  nella chiesa e nella società tra il bene e il male e le lobby pedofile e mafiose capeggiano la devastazione.

In particolare, il professor Twomey, che ha analizzato i documenti di Benedetto XVI contro gli abusi e i crimini sessuali dei sacerdoti, ha rilevato la epocale denuncia, ivi contenuta, che "molte organizzazioni fiorirono negli anni Settanta per promuovere la pedofilia come una opzione accettabile, non infrequentemente con il supporto di sacerdoti cattolici”.
Padre Twomey ha spiegato, come secondo Benedetto XVI, ciò "ha reso la Chiesa senza difese di fronte a questo massivo attacco culturale", poiché il supporto dei sacerdoti cattolici puntò a scardinare la teologia morale.
Si cominciò a insegnare che nessun  “atto possa essere di se stesso intrinsecamente male”, a negare “norme assolute” di discernimento, e ad affermare una concezione sterile della sessualità, quale mezzo utile a qualunque fine.
Fu proprio sulla base di questa opera di falsificazione dei principi di discernimento tra il bene e il male e non su insegnamenti di rispetto per l'altro e di libertà dell'individuo, che si fondarono i club gay all’interno dei seminari. Per questo motivo, le lobby gay, che nacquero proprio allora e proprio nella chiesa, si andarono caratterizzando come pedofile e mafiose, con l'obiettivo di infiltrare la società civile e incrementare ogni genere di crimine.
Padre Twomey ha riferito come le visite, che la Santa Sede mandò nei seminari, non ebbero effetti, a causa di omertà e vescovi, che non prendevano provvedimenti.
Così, quella che si aprì dietro la sbandierata nuova era di libertà, doveva essere, in realtà, la fine della libertà.
Fu questa la genesi di un mondo occidentale dove il male è “dato per scontato”, e perciò ogni danno diventa incalcolabile, come è successo con la pedofilia, da quando ebbe l'avallo dottrinale di una tale teoria legittimante.

Padre Twomey ha, poi, constatato la conseguenza, che la Chiesa oggi, purtroppo, è “ampiamente considerata come un certo tipo di apparato politico”; e i vescovi stessi "formulano le loro idee della Chiesa del domani quasi esclusivamente in termini politici”.

Secondo le conclusioni del professor Twomey dall'analisi storica e sociologica di Papa Ratzinger e dei suoi allievi in simposio, emerge il quadro di una società attuale nella quale è in atto "una crisi in cui la primordiali forze di bene e male si confrontano l’una contro l’altra a quasi ogni livello della Chiesa”.

Questo simposio pubblico degli allievi di Papa Benedetto XVI, mi pare segnare un nuovo spartiacque nella storia del pontificato ratzingeriano.
Egli sente di aver portato a termine il programma, che meditava subito prima della morte di Giovanni Paolo II e che, poi, il destino gli affidò di svolgere in prima persona. Un programma condotto attraverso un percorso geniale, non facile e spesso accidentato, che oggi, dopo anni di lavoro quotidiano mai interrotto, dopo la riorganizzazione interna, passata attraverso la nomina di Bergoglio alla diocesi di Roma e una collaborazione con lui in perfetta continuità,  si conclude con la pubblicazione di un libro insieme, dal titolo  “Non fate male a uno solo di questi piccoli”, in cui Bergoglio e Ratzinger chiedono perdono alle vittime degli abusi. E, soprattutto, si conclude con il ritorno del pensiero di Benedetto XVI alla Via Crucis 2005, sulla visione grandiosa di una purificazione universale da portare a compimento definitivo:

Meditazione del Card.RATZINGER alla Via Crucis 2005 - "Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison! (cfr. Mt 8, 25)." 



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Gli abusi sessuali su bambini e ragazzi non sono solo un crimine odioso ma anche un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a sua immagine. Sono le parole di Papa Benedetto XVI pronunciate davanti ai Vescovi irlandesi, convocati d'urgenza in Vaticano nel febbraio 2010 dopo l'esplosione dello scandalo pedofilia.
Benedetto XVI - recitava un comunicato vaticano - chiedeva ai Vescovi di "affrontare i problemi del passato con determinazione e risolutezza", e di esaminare "la crisi attuale con onestà e coraggio".
La tolleranza zero - seguita ora con determinazione da Papa Francesco - nasce dunque con Benedetto XVI che - di fronte al rapporto Murphy che fotografava gli abusi sui minori commessi per anni da membri del clero irlandese - non si limitò solamente a parlare del caso Irlanda, ma prese decisioni conseguenti. E concrete.
Alcuni vescovi furono rimossi, tra loro anche l'ex segretario di Paolo VI e Maestro delle Celebrazioni Liturgiche con Giovanni Paolo II John Magee, Vescovo di Cloyne.
Circa un mese dopo, Papa Benedetto faceva pubblicare la lettera ai cattolici irlandesi con cui chiedeva perdono e annunciava misure per arginare e contrastare la pedofilia.
I colpevoli degli abusi sui minori - scriveva il Papa - dovranno risponderne "davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti". I sacerdoti pedofili hanno creato danno alla Chiesa e "alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa".
"La giustizia di Dio - aggiungeva Benedetto XVI - esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla: riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia".
Nella lettera Papa Benedetto annunciava anche una visita apostolica "in alcune diocesi dell'Irlanda, come pure in seminari e congregazioni religiose".
La visita apostolica durò un anno: dal maggio 2010 al giugno 2011. Papa Benedetto inviò nell'isola i Cardinali Murphy - O'Connor e O'Malley e i futuri porporati Collins, Dolan e Tobin. Al termine della visita apostolica il Papa decise che tutti i nuovi casi di abuso scoperti sarebbero stati prontamente portati davanti alle competenti autorità civili e alla Congregazione per la Dottrina della Fede. (https://www.acistampa.com/story/gli-abusi-in-irlanda-la-risposta-di-benedetto-xvi-9334)








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