L'ESIGENZA DI FARE UN BILANCIO DELLA MIA VITA PROFESSIONALE - di Simonetta Leopardi


20 agosto 2019. Questa mattina mi sono svegliata con l'esigenza di fare un bilancio della mia attività professionale di scrittrice.

Orbene, il mio piccolo patrimonio professionale ad oggi ammonta a 5.000 iscritti sul mio account Facebook, che sono lettori fissi del mio BLOG. Più 2000 iscritti nella mia mailing list.
Inoltre, nel mio bilancio posso ascrivere una collaborazione gratuita con la agenzia giornalistica Spiritual.it, per la pubblicazione di miei articoli su sito dell'agenzia.
Gli articoli dei miei Blog sono costantemente pubblicati, da anni, su Libero.it.
Account Instagram, YouTube, Twitter, sui quali non è calcolabile il numero di visualizzazioni, in quanto i contatori visite sui miei social sono bloccati, non si sa perché. Ma, incrociando alcuni altri dati, mi risulta, che i numeri totali di tutti i miei account siano da record assoluti.
Anni di insegnamento gratuito in seminari e online, in collaborazione con un vescovo della Santa sede.
E, per l'insegnamento della Dottrina della chiesa, posso vantare di aver lanciato e gestito a mie spese online una piattaforma per E-Learning nel 2003, mediante la quale tenevo approfondimenti e conducevo attività di informazione e divulgazione, ai miei lettori, che richiedevano l'iscrizione.

Riguardo alle mie prospettive future, devo dire che il più grande desiderio professionale, che nutro da alcuni anni, è quello di scrivere un libro-intervista con Papa Ratzinger. Per cui, quando lessi sull'Osservatore Romano un articolo di mio zio Giuliano Di Bernardo pensai di chiedergli di aiutarmi a realizzarlo.

Purtroppo, però, devo anche prendere atto, che tutto quello che mi sento dire attualmente è, soltanto, che devo smettere di scrivere.
Mi dicono, che devo anche cancellare molta parte del mio BLOG, altrimenti sarò denunciata. Mi minacciano di farmi un Trattamento Sanitario Obbligatorio, perché sono pazza, se insisto a scrivere quello che scrivo e a dire che desidero lavorare con Papa Ratzinger e con mio zio Giuliano Di Bernardo.

E il Trattamento Sanitario Obbligatorio è proprio quello che mi stava per capitare il mese scorso a Penne, per un equivoco ingenerato nell'applicazione della procedura di accertamento di un danno ortopedico, che ho subíto alle vertebre in un B&B, a causa della rottura di una sedia, su cui ero seduta.

Infatti, dopo quella caduta, mentre ero ancora nel B&B, a riposo, avendo io richiesto un aiuto ad una conoscente per portarmi qualcosa da mangiare, si sono presentati da me Carabinieri e 118, dicendomi che dovevo essere portata al pronto soccorso per gli accertamenti del caso. Nonostante, avessi detto, che potevo camminare senza problemi, mi hanno fatta sdraiare in un materassino gonfiabile, incastrandomi le braccia e i piedi con le caviglie storte e volevano trasportarmi giù per 4 strette rampe di scale a testa in giù. Credo, che chiunque veda l'assurdità e la pericolosità di questo tipo di intervento. La vedevo anch'io e ho intimato di fermarsi e lasciarmi scendere da sola le scale.

Al pronto soccorso, mi hanno dimesso con diagnosi di 3 vertebre sacrali incrinate e prescrizione di riposo e Tachipirina, dicendomi - nota bene - che avrebbero avviato una procedura di accertamento sanitario del danno ortopedico, ai fini della responsabilità legale del B&B per l'eventuale richiesta di risarcimento danni da parte mia.

Dopo qualche giorno, - ecco l'epilogo a sorpresa - si presentano da me Carabinieri, 118 e un vigile urbano, che mi dicono che sono "obbligata" a farmi trasportare al pronto soccorso di Pescara per un accertamento sanitario. "Accertamento sanitario" e "obbligata" mi suonano subito come una stonatura molto strana. Ovviamente, rifiuto di muovermi, spiegando di essere a riposo per le conseguenze del trauma alla colonna vertebrale, mando un messaggio vocale a mio zio Giuliano Di Bernardo, chiedendo di verificare e chiarire la situazione, e insisto ripetutamente per poter vedere il documento, in base al quale stavano effettuando il loro intervento. Mi viene risposto da quelli del 118, con un fare neanche troppo velatamente intimidatorio, con frasi del tipo "lei non si può rifiutare", "lei deve venire con noi, è un consiglio".

Dopo altre mie insistenze e loro rifiuti, finalmente, mi consegnano un documento, dicendomi che devo firmare in fretta. Mi siedo e inizio a leggere ad alta voce. Faccio notare al vigile, che nel documento è scritto, che si tratta di un accertamento sanitario "nel rispetto della libertà e dignità della persona"- quindi non "obbligatorio" - e lo informo che dal pronto soccorso di Penne, ciò che era stato richiesto era un accertamento sanitario "ortopedico" per eventuali danni da risarcirmi. Per cui, evidentemente, a loro non erano state date informazioni corrette sull'intervento, che stavano effettuando. Il vigile si rende conto della situazione e telefona per riferire del probabile equivoco e chiedere precisazioni. Dopo di che, se ne vanno, dicendomi che entro due o tre giorni la procedura doveva essere chiusa.
Dopo tre giorni, si ripresentano i Carabinieri e addirittura, questa volta, personale ospedaliero del Centro di Igiene Mentale, a dirmi che devono accertare le mie condizioni di salute.
Di fronte a questo gioco, ormai scoperto e apertamente illecito, mi rifiuto di procedere e al mio invito di lasciare il mio alloggio, se ne vanno. E l'episodio fortunatamente finisce qui.

Anche subito prima di andare a Penne, però, in realtà, mentre stavo animatamente protestando per gravi ragioni, in casa mia, erano arrivati quelli del 118 e insistevano, con fare impositivo, per farmi bere qualcosa, che nemmeno volevano dirmi cosa fosse. Ai miei ripetuti rifiuti di bere e richieste di sapere cosa fosse, mi è stato detto che si trattava di Valium, che secondo loro mi serviva. Risposi, che non ne vedevo affatto la necessità e per di più, spiegai, lo considero estremamente pericoloso per me, in quanto non ho mai fatto uso di tranquillanti e psicofarmaci e non so se sussistono allergie al Valium, ma so di essere un soggetto allergico, con pressione bassa, anemia cronica, tiroidite di Hashimoto, e facilità ad addormentarmi profondamente, facendo lunghi sonni e ininterrotti. Se ne andarono.

A parte il fatto dell'intervento arbitrario del 118 nel mezzo di una discussione familiare in casa, fortunatamente avevo già da tempo imparato a diffidare delle medicine e delle analisi cliniche.

Ci fu, infatti, anche un altro episodio, anni fa, in cui si tentò di convincermi ad assumere farmaci, per dormire. Fu quello un periodo, in cui il mio proverbiale sonno facile, lungo e ininterrotto, veniva sistematicamente disturbato da rumori nella fase di addormentamento, risultando una vera e propria tortura, che mi impediva di dormire. Pensai di rivolgermi al Policlinico Gemelli per vedere se ci fosse il modo di registrare e documentare il tipo di azione di disturbo del sonno, che subivo. Al primo colloquio, invece di ascoltare le mie richieste, la dottoressa del Policlinico insisteva, affinché prendessi gocce per il sonno e psicofarmaci tranquillanti. Vedendo, che l'aiuto proposto era peggiore del male, salutai e me ne andai, non senza far notare l'incompetenza e l'inadeguatezza, con cui ero stata trattata.

La stessa incompetenza e pericolosità nelle diagnosi e nelle terapie, che avevo notato all'ospedale Bambin Gesù, quando mia figlia, a sei anni, era stata ricoverata per una violenta infiammazione delle articolazioni e, senza una diagnosi, era stata curata con cortisone e aspirina, dopo di che aveva riportato danni al fegato. Quando la diagnosi fu fatta, al Gemelli, mi dissero che si trattava non di una forma di artrite, ma di una febbre reumatica da curare con una iniezione di penicillina ogni 21 giorni, fino a 21 anni.

La stessa incompetenza e pericolosità nelle diagnosi e nelle terapie, che avevo notato quando mi si voleva convincere, che per curare l'infiammazione della tiroide dovevo assumere per forza tiroxina e cortisone, invece dell'integratore di tirosina e di iodio organici, che per me erano l'unica cura valida e senza le pesanti controindicazioni degli ormoni di sintesi chimica e i continui prelievi di sangue per controlli, che non possono che indebolire una persona anemica, come me. Ho dovuto insistere e resistere, per molto tempo, per poter avere cure secondo le mie esigenze, le mie libere scelte, le mie convinzioni, con medicinali organici e naturali, e per poterle continuare, anche dopo che avevano già fatto regredire un principio di noduli alla tiroide.

Ma, l'esercizio arbitrario e confuso di potere e servizi pubblici, ho dovuto constatarlo contro di me, a Penne, (subito dopo l'episodio del tentativo di TSO con l'inganno) anche quando, un pomeriggio, - trovandomi seduta su una panchina, in un parco giochi - sono stata avvicinata da due Carabinieri, che mi hanno chiesto di fornire i miei documenti.
Ho chiesto quale fosse il motivo di tale richiesta e mi è stato detto, che si trattava di "controllo del territorio". Non c'è bisogno di essere un giurista, per capire che era evidentemente un abuso di potere, così insistetti per sapere le ragioni di questa necessità di identificazione, dicendo che avrei fornito ogni informazione, se fossi stata messa al corrente di cosa stesse succedendo. La risposta fu "se non fornisce i documenti, la portiamo in Caserma per l'identificazione ". Tra la mia soprannaturale pazienza e la congenita pressione bassa, rimasi imperturbabile: sorridendo,
risposi di essere parente del prof.Giuliano Di Bernardo dei Leopardi di Penne e dissi, che dovevo informare con messaggio vocale il mio avvocato, per poter fornire tutti i chiarimenti del caso direttamente al loro comando. Contestualmente, inviai il messaggio al prof.Giuliano Di Bernardo. Dopo alcuni minuti, squillò il telefono dell'altro carabiniere e, mentre stavo ancora discorrendo col suo collega, gli disse "Basta, andiamo".

Il minimo, che posso constatare, perciò, è una sospetta insistenza a farmi assumere farmaci non indicati al caso specifico, sospetta ripetitività nelle circostanze ed episodi, macchinazioni in diverse città e nelle più varie condizioni, sempre tendenti ad ingenerare nei miei ambienti familiari e professionali e nei dati della pubblica amministrazione quegli equivoci e quegli errori sulla mia persona, che possano portare a ledere gravemente la mia salute, i miei rapporti familiari, la mia professione e la mia reputazione.

La situazione è chiaramente persecutoria e mi ricorda, molto da vicino, la diffamazione e gli errori giudiziari con cui si tentò di distruggere per sempre l'impresa tecnologica e la reputazione di mio padre naturale Armando Laglia.

Ora, sono alcuni giorni, che mi sento di nuovo dire: che mi vogliono mandare a casa assistenti sociali, perché insisto a dire che voglio avere il mio lavoro; che mi vogliono fare sedare e mi vogliono fare accertamenti sanitari, se io non smetto di scrivere e di perseguire i miei obiettivi. E, precisamente, mi sento dire, che mi devono ricoverare e fare curare:

- se non smetto di scrivere il romanzo di fantapolitica e fantascienza, a base autobiografica, con inserimenti di satira politica in vernacolare romanesco, perché passibile di denunce per turpiloquio e offese al Papa;

- se non smetto di dire che desidero lavorare con Papa Ratzinger e con mio zio Giuliano Di Bernardo;

- se non smetto di dire e di scrivere che desidero una casa mia nuova, adatta alle mie attuali esigenze, che mi consenta di essere autonoma e autosufficiente;

- se non smetto di dire che, dopo tanti anni di studio di teologia, filosofia ermetica, psicologia, astrologia, antropologia culturale, storia delle religioni, letteratura e dopo tanti anni di pubblicazioni gratuite online e di insegnamento gratuito, in collaborazione con il vescovo della Santa sede, dopo tanti anni di gavetta senza guadagnare, vorrei iniziare a percepire un reddito dal mio lavoro;

- se non smetto di dire e di scrivere la storia di mio padre Armando Laglia, chiedendo, a chiunque possa, di aiutarmi ad avere giustizia;

- se non smetto di piangere e lamentarmi quando mi sento male per i danni da Elettrosensibilità al wifi e ai campi elettromagnetici, e per la mancanza di aria pulita e di mare, che con lo iodio aiuta la mia respirazione a superare l'ipersensibilità allergica e la mia Infiammazione e tiroidite cronica a regredire.

Sostanzialmente, in questo bilancio, doveroso al giro di boa dei 50 anni, mi pare di capire, che in attivo ho la soddisfazione di tantissimo studio "matto e disperatissimo", divenuto una base culturale preziosissima, e un pubblico di lettori affezionati, che mi segue da anni, divenuto una marea in tutto il mondo. E che, in passivo, devo registrare, maldicenze, violenze, accuse, calunnie, diffamazione e tentativi di distruggermi personalmente e professionalmente.

In pratica, mi vedo accusare di reati di opinione e di eccessiva libertà di stampa!
E mi si fa un'accusa anche:

- di cercare instancabilmente solidarietà e aiuto da parenti e amici per superare un momento difficile di riorganizzazione esistenziale;

- di desiderare di vivere autonomamente con i proventi del mio lavoro e di avere, a 55 anni, anche qualche ambizione di autoaffermazione professionale e personale, come ad esempio quella di collaborare con due personaggi in vista come mio zio Giuliano Di Bernardo e Papa Ratzinger.

Cosa rispondere: cancellate Trilussa dalla letteratura! Oppure: non mi ricordo, se poi c'è l'hanno fatta a impiccare Pasquino!

E, siccome mi si accusa anche di dare fastidio con le mie insistenze arbitrarie e inopportune a mio zio Giuliano Di Bernardo, il quale - mi si ripete - non avrebbe e non avrebbe mai avuto intenzione di occuparsi di me - allora, ad ogni buon conto, pubblico qui anche una parte delle conversazioni email, che ho tenuto con lui nel corso degli ultimi 5 anni, dalle quali si vede il suo interessamento verso di me per la mia salute e la mia sistemazione, si vede la sua e la mia continua ricerca di un incontro per avviare una collaborazione personale e professionale tra noi, e si percepisce anche uno sfondo magmatico indefinibile di controvolontà a farci portare a termine i nostri progetti.
Queste email le ho dovute trasmettere ultimamente via WhatsApp a familiari e amici, proprio per rispondere alla valanga di accuse, minacce e maldicenze, che mi hanno investita. E pari pari le pubblico.

E con ciò, vi saluto. Buona lettura, che sia un aiuto alla riflessione, per amici e nemici. Alla prossima!


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