IL CASO "ARMANDO LAGLIA" : Nuovo Galileo, solita Inquisizione

La Storia di Armando Laglia

UNA INNOVAZIONE ASSOLUTA NEL CAMPO
Negli anni ’60, una innovazione assoluta nel campo dei calcolatori elettronici aziendali: un sistema algoritmo in grado di farli funzionare come macchine portatili personali. È questa, in sintesi, l’invenzione di Armando Laglia: il linguaggio binario che ha dato luogo al Pc e aperto l’era del computer.
Poi, seguiron l’insegnamento nei centri di addestramento meccanografico, da lui fondati in tutta Italia e la partecipazione della IBM nella sua impresa, il CAM, per aprire la strada alla evoluzione telematica dei giorni nostri.

Una impresa, che si prospettava mondiale già sul nascere. E sul nascere, come un fulmine a ciel sereno, tuonò dall’alto su Armando Laglia una incriminazione per truffa.

Il suo brevetto industriale fu contestato e osteggiato. Fu inquisito, arrestato, processato, condannato, mentre si tentava di strappargli il controllo del pacchetto di maggioranza.

La rilevanza mondiale del suo brevetto aveva mosso interessi internazionali, che agiscono a porte chiuse negli ambienti della diplomazia vaticana. Si combatté una guerra industriale senza esclusione di colpi, tuttora in corso per il controllo della sua eredità.

UNA TEMPESTA TRAVOLSE LA STORIA DI ARMANDO LAGLIA
Le vicende giudiziarie e l’atmosfera di calunnia costante, che avevano circondato Armando Laglia, allora poco più che trentenne, travolsero la sua reputazione di giovane e promettente inventore e capitano d’impresa. 
Egli si ritrovò a fronteggiare una tempesta, che inevitabilmente coinvolse anche la sua vita privata. Armando aveva appena avuto una figlia e il suo arresto, con i successivi anni di processo, gli impedirono di conoscerla
Per organizzare una difesa, sullo stesso piano da cui proveniva l'attacco, Armando cercò l’aiuto del vescovo Joseph Ratzinger, chiedendogli di fare in modo che, comunque fossero andate per lui le cose nella sua impresa, venissero tutelati e fatti salvi i diritti di sua figlia. 

Dal carcere, a Bologna, sostenne la sua difesa in Tribunale. Anche chiedendo, per quanto inerente gli interessi di sua figlia, il sostegno del parente materno Giuliano Di Bernardo. 

Riuscì a non perdere la conduzione della sua impresa e a mantenere il controllo del pacchetto di maggioranza, che avevano tentato di strappargli di mano. 
Il merito del suo lavoro gli fu riconosciuto dieci anni dopo, con il conferimento del titolo di Cavaliere della Repubblica. Sulla sua figura di padre, invece, continuò ad addensarsi una fitta trama di oscure vendette trasversali. 

La persecuzione contro Armando Laglia, tendente ad eliminare lo scomodo concorrente su scala mondiale, non si fermò dopo la vittoria da lui ottenuta. 
La sua ascesa fu, in seguito, coartata e ingabbiata da subdole manovre, che facevano perno sul suo tallone d’Achille, la figlia. 

Egli fu tenuto sotto costante minaccia di morte verso la figlia, Simonetta Leopardi di Civitaquana e Ginestra, ed in questo modo obbligato a cedere il passo ad altri su molti dei proventi a lui spettanti sulla sua opera d'ingegno. E per vendetta e odio smisurato, gli fu intimato, sotto minaccia di morte, di non riconoscere sua figlia e di non aver mai nessun rapporto con lei. 
Armando Laglia muore nel 2007, senza aver mai potuto farsi conoscere da sua figlia. 


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